domenica 9 giugno 2013

Furganzando - parte seconda: Da Sydney a Brisbane e poi in prigione senza passare dal via.


n.d.r. Tutto ciò avveniva quasi due mesi fa, quindi chiaramente non sono in grado di scendere nel dettaglio giornaliero. Tanto per rendere l'idea ho un gap di 4 giorni in cui è tutto totalmente mischiato, quindi invece di una lista cronologica farò un elenco di highlights, semi cronologico a tratti.

Introduzione: Parto da Sydney con Marie, la francese 30 enne, alla volta delle blue mountains, dove il piano prevede raccattare Marika, la Canadese 22 enne, fare qualche giro e partire per la east coast, furganzo, Basilico e tenda, visto che nel van ci si dorme in 2. Il tutto per arrivare a Brisbane entro il 24, data in cui programmavo di scodellare le due travelmates e beccarmi con Paolo per il long week end e girare attorno a Byron Bay. Paolo il quale, causa scommessa persa in modo a dir poco dilettantesco, ha dovuto comprare un volo a/r e sperimentare tre giorni di vita in Furganzo&spiaggia, lontano dall'inverno di Melbourne. Poverino. La prossima volta mi accerterò che la scommessa vada effettivamente a mio vantaggio.
Nel mezzo, il nulla. non ho studiato e non ho idea cosa ci sia da vedere tra Syd e Brsb. Conto nelle mie compagne di viaggio e negli info point. Le mie energie le ho spese nella ricerca di un mezzo adeguato.

cap 1. La partenza. la francese raccattata per il semplice motivo che le piacciono i gatti sembra una normale, mica come quella che avevo incontrato a Sydney, quella coi problemi intestinali.
La guida del Furganzo non è troppo male fuori da Sydney, ma il numero di capelli bianchi secondo me è aumentato sensibilmente in quei 200 km. per non parlare della ricerca di un posto dove dormire (gratis) a Katoomba, con buio pesto e diluvio universale. alla fine ci infiliamo in una strada a fondo chiuso e parcheggiamo in un posto quasi piatto, sul fondo. una prima notte non proprio incoraggiante ma la prendo come un battesimo: sopravvivo a questo e son pronta a (quasi) tutto. Il giorno successivo incontriamo Marika, che in compenso non ci fa una grossa impressione. Soprattutto quando ci mette mezz'ora a pulire il pollo per la cena con coltello e forchetta, sostenendo che il pollo se lo tocchi uccide. anche da morto. La prima canadese che mi delude. Ma poi tutto torna, viene dal Quebec, o come si scrive. Loro non sono mica come gli altri.

le blue mountains quasi non le vediamo. nuvole raso terra e pioggia. per vedere le three sisters ci son voluti tre tentativi. questo è quello che avremmo dovuto vedere (murales all'ufficio turistico) 

e questo quello che effettivamente abbiamo visto, tre volte di fila

fino alla mattina dell'ultimo giorno, in una visione quasi onirica, anche perchè erano le 7 del mattino.
il secondo giorno siamo scappate per disperazione verso la costa. ma non prima di aver sperimentato un'epica slittata nel parcheggio del supermercato: pavimento liscio e fradicio, gomme del furganzo pure. Il furganzo lo tengo con una manovra esemplare, ma per poco non mi cago addosso. Marika lo sapeva ovviamente che le gomme erano troppo usate. Io pure lo sospettavo, ma i precedenti proprietari sostenevano che fossero così da sempre e non avessero mai dato problemi. Che fossero li da parecchio tempo era chiaro. Nel dubbio al primo paesotto le ho cambiate e morta li. Paesotto che per altro diede i natali a Basil, la pianta di basilico che mi ha accompagnata fedelmente per più di un mese legata al piano cucina del Furganzo. Il trucco era metterlo a prendere il sole sul tetto del van ad ogni possibile stop, che fosse il parcheggio del supermercato o la piazzola di sosta sull'autostrada. e ricordarsi di bagnarlo. e di recuperarlo prima di partire. non ho nemmeno una foto ora che ci penso. molto triste.
comunque.
Nella fuga verso la costa scopro che le mie compagne di viaggio sono incapaci di leggere una mappa, avvisandomi che avrei dovuto prendere l'uscita dall'autostrada quando questa era regolarmente 10 metri dietro di me. cosa che ci costa qualche decina di km in più nel traffico dell'autostrada che entra a Sydney, altri capelli bianchi e una sonora incazzatura da parte mia. La francese sembra non farci caso, Marika, che verrà a breve ribattezzata Marikakka (da me), si chiude in un mutismo ferito che ci salva per qualche ora dal suo fastidioso cicaleccio su quanto il Quebec sia perfetto.

Non aver fatto i compiti e studiato un percorso si rivela un'idea dimmerda molto presto, infatti le due francofone si basano ciecamente sull'ultima versione della Lonely planet, la quale ci spedisce in un lunghissimo detour fino a Port Stephens, posto super turistico per famiglie medioborghesi. A parte la megaduna di sabbia corredata di cammelli al tramonto, cosa di cui si poteva tranquillamente fare a meno, il tutto è terribilmente inutile, e non posso nemmeno prendermela con nessuno. A parte il signor lonely, ma non direttamente ecco. 


Cap 2. Dopo Port Stephens c'è il famoso buco nero di 4 giorni in cui tutto è confuso, forse perchė facevamo una quantità di chilometri eccessiva al giorno, per vedere una quantità di robe eccessiva, la cui qualità però era tutt'altro che eccessiva. Gli spostamenti in macchina si svolgevano per lo più in silenzio o accompagnati da inutili chiacchere di circostanza per lo più tra me e una delle due squinzie. a quanto pare loro due non  avevano molto da dirsi e io cercavo di fare del mio meglio per riempire silenzi imbarazzanti. mi avevano detto che in un roadtrip ci si diverte. pare che coi francesi invece no. Ma ho imparato un sacco di cose:
- le distanze in australia sono una roba diversa con la D maiuscola. non pensare di fare meno di 200 km per muoverti tra due posti (che il signor lonely reputa) interessanti. e in mezzo non ti aspettare di vedere qualcosa che non siano canguri spappolati.
- guidare stanca. soprattutto date le suddette distanze e il fatto che non mi fidassi per nulla delle mie due mummie da compagnia. la prima volta che la francese ha avuto in mano il volante ha imboccato una rotonda guardando a sinistra, quando da destra arrivava un camioncino giustamente incurante e lanciato a bomba. manovra che da copilota l'ha retrocessa istantaneamente a ultima risorsa. la canadese nemmeno l'ho lasciata immaginare di guidare. 
- in signor lonely planet è un inguaribile ottimista o, più probabilmente, manca di senso critico. i francesi credono ciecamente al signor lonely planet. non fidarsi dei francesi.
- le spiagge della east coast sono tutte dannatamente uguali: bianche, sconfinate e vuote. alla prima ti cadono le mascelle in un wooooooh! di ammirazione. alla seconda sorridi con un sonoro wooooh! alla terza vai di un woho!  attanagliato dal dubbio di aver girato in tondo e di essere tornato alla spiaggia precedente. dalla quarta in poi ti rendi conto e accetti rassegnato. belle sono belle neh.
- i parchi nazionali tipicamente sono corredati di campgrounds che tipicamente hanno toilets e docce fredde, ma anche camping fees che talvolta sfiorano l'inimmaginabile. Come a Myall Lakes, quando alle 9 arriva il ranger e ci chiede 14.50 dollari a testa dopo che avevamo già pagato 7 per la macchina. l'altra tipica caratteristica di codesti camp grounds è che le strade che ci arrivano sono sterrate in termini di rodeo sul furganzo con buche che paiono crateri vulcanici, e lunghe. più sono i buchi più la strada è lunga. morale: se vuoi dormire in un national park arrivaci finchè c'è luce, svegliati alle 6 e fuggi. veloce.
- le motorist rest areas sulla highway sono cosa buona e giusta e spesso salvano il culo e le sospensioni del furganzo.
- on the road c'è il jet lag, ovvero la vita del vanpacker è molto simile a quella delle galline. ti svegli alle 6.30 col sole che ti cuoce al forno e vai a dormire alle 10. tanto è buio pesto da 4 ore e non hai nulla da fare se non chiaccherare bere e fumare canne coi tuoi compagni di viaggio. se i tuoi compagni di viaggio non sono mummie, ovviamente.
- il che mi ricorda che il Quebec è perfetto e che è il momento del capitolo "compagne di viaggio"

Cap 3. Le mie compagne di viaggio.
Non si parlano tra loro, per quanto abbiano in comune il francese come lingua natia. con la francese me la cavavo abbastanza bene, per quanto non loquacissima ci sparavamo lunghe dissertazioni su dove andare come quando e perchè. nel frattempo la canadese si estraniava, facendo da pacco postale con nostra estrema perplessità. la suddetta canadese, se interrogata a riguardo di qualsiasi cosa, da cibo a mete varie rispondeva tipicamente "i'm fiiine. i don't caaare". allungando le vocali. e ricominciava a guardare nel nulla. in tutto questo, nonostante avessimo decretato cassa comune per il cibo, si nutriva a noci e frutta secca, bagels e burro di noccioline. dopo due giorni la perplessità (e il dubbio di aver caricato un criceto), almeno da parte mia, si è trasformata in fastidio per passare velocemente a insofferenza nera. dev'essere stato li che l'ho ribattezzata Marikakka. con la precisa intenzione di lasciarla a port stephens qualcosa come il terzo giorno, le ho detto chiaro e tondo che se non le andava di condividere il viaggio con noi poteva anche continuare a piedi. oppure parlare di che problema avesse e tentare di risolverlo. non avrei dovuto lasciare lo spiraglio soluzione aperto. viene fuori che non se la sente di mangiare il nostro cibo (avevamo fatto la spesa a sydney per risparmiare, ma poi con la cassa comune sembrava tutto risolto, a me), che io le ho urlato addosso in autostrada due giorni prima (la storia della mappa - non commento oltre) e infine che non la interpelliamo per decidere cosa fare ("i don't caaare") ignorando le preferenze che lei aveva dato all'inizio ( tra un attimo non mi ricordo come mi chiamo, secondo te mi ricordo dove vuoi andare dopo che me l'hai detto una volta? ho l'aria di un tassista?). chiarita la questione rimane con noi. evviva. e ci tedia per una settimana con lunghe e pedanti tirate, tutte invariabilmente introdotte da "because in Quebeeeec...". io in quebec non ci sono mai stata, ma sono sicura che è un posto del cazzo. 
e quando non parlava si canticchiava la propria personale colonna sonora che per iscritto suona un po' come mh mh mmmmh. vabbè, per farla corta volevo ucciderla. la francese pure, ma meno. parentesi abitudini alimentari: Marie è una mangiatrice di pane in cassetta spalmato di burro e marmellata o di burro e tonno, a seconda del pasto. Marikakka invece va a bagels e burro di noccioline. entrambe azzannano a vista qualunque cosa abbia una parvenza di cioccolato. per non nominare noodles e pasta. io ho cercato di darmi un contegno, ma secondo me qualche chilo l'ho preso. la francese non beve, non fuma e non mangia formaggio. mi viene il dubbio che non sia francese. spesso se ne parte con frasi "quando ero giovane.." che completa con "fumavo-bevevo-mi vestivo da hippie -quant'altro di divertente o interessante". io la guardo e penso che ha 30 anni. forse significa che io sono ancora giovane, ma se un giorno dovessi dire una roba del genere uccidetemi. fa un insistente uso di perhaps invece che maybe e infila uno strafalcione dietro l'altro. e se non fa colazione appena sveglia sembra che muoia. probabilmente si trasforma in un gremlins. quanto meno accetta le mie prese in giro. 
io ovviamente sono perfetta.

Cap 4. Highlights. Sono arrivata alla fine di questi 10 giorni di viaggio che ero devastata fisicamente e psicologicamente, ma quanto meno qualcosa di figo l'abbiamo visto/fatto.
Non nell'ordine.
- la prima spiaggia bianchissima vuotissima levissima (woooooh!) 
- la regione dei laghi salati dopo port stephens. c'è una lingua di terra su cui puoi guidare, da una parte l'oceano e dall'altra il lago salato, passando su ponti lunghissimi che connettono pezzi vari. capita di vedere tramonti tipo questo 
- crowdy heads, dove ho raccattato un sacco di conchiglie ciccionissime e c'erano i pellicani
- crescent head, piena di surfisti carucci e con una spiaggia un po' diversa dal solito
- un doppio arcobaleno al faro di non so dove, forse sempre attorno a crescent head
- canguri che girano a caso e baia carina, ancora attorno a crescent head (tempo merdoso ma pace)
 
- la guidata sulla lakes way tra alberi altissimi e nemmeno una piazzola per fermarsi a fare una foto
- la salita al dorrigo national park, che pare di essere sulle alpi! io e il furganzo ci siamo divertiti un sacco! le passeggere un po' meno ma il Furganzo è equipaggiato di sacchettini anti vomito quindi tutto bene.
- la passeggiata nella foresta subtropicale del dorrigo national park tra liane, fichi strangolatori (uhu), e passaggio dietro alla cascata che ci ricorda tanto l'ultimo dei mohicani. 
- la passeggiata in una seconda foresta subtropicale ma a livello mare che non è la stessa cosa, e arrivo su una piattaforma di rocce sul mare con onde ciccionissime. ovviamente non mi ricordo dove.

- il koala hospital. dove? uhm.. port mcquaire? può darsi..?
- canguri da guardia
- Byron Bay e nimbim, che meritano un capitolo a parte.

Cap 5. Byron Bay e Nimbim. il 22 aprile approdiamo gloriosamente a Byron Bay, patria di surfisti e fricchettoni. Su suggerimento delle mie coinquiline ci parcheggiamo all'art factory (ostello indubbiamente stiloso), appena fuori, e con estrema nonchalanche entriamo a fare la doccia e a sfruttare una cucina vera. in seguito ne ho fatto un'arte, di andare a scrocco, ma la prima volta si ê sempre un po' preoccupati di essere riconosciuti o che altro. l'art factory è decisamente figo e byron bay assomiglia a un posto vero, nel senso che ha più di 5 negozi e per di più sono distribuiti su più di una via. lusso. i negozi contengono per lo più semichincaglieria made in thailand, in compenso ci sono un sacco di gelaterie! la spiaggia non ê particolarmente interessante, surfisti a parte ovviamente. la prima notte dormiamo fuori dall'art factory, che se da una parte ci garantisce di avere un bagno a disposizione, dall'altra garantisce pure gente ubriaca che fa casino fino a notte fonda a tremetri dal van e frotte di zanzare. siccome byron bay ci risulta troppo radical chic, il giorno dopo ci dirigiamo a nimbim, con la seria intenzione di vedere gli hippie veri e, personalmente, di comprare un biscotto alla marjiuana. quello che troviamo è definibile solo con l'aggettivo agghiacciante. il paesello è superturistico, pieno di negozi fintamente alternativi tutto made in thailand.. una fiera di senigallia ma molto costosa, per capirci, e in effetti pieno di turisti. la roccia sacra sotto cui è costruito è impressionante, ma causa carenza di aree di sosta non ho nemmeno una foto. pace. la parte migliore è la fauna locale: i veri hippie hanno attualmente 50/60 anni e sono degli zombie consumati da droghe di vario e svariato genere. le categorie principali sono due: vecchi/e rinsecchiti/e con la pelle che casca dalle ossa o al contrario pallidi e gonfi, stile annegato di giornata. accomunati da sguardo vacuo e scarsità dentistica. le nuove leve sono per lo più gonfie di alcool e, stando a una conversazione che mi pare di aver avuto con uno di loro, vedono fate e folletti nei boschi. probabilmente risultato di tequila e acidi alle 11 del mattino. agghiacciante, per l'appunto. i biscotti me li ha no pure offerti, ma glie li ho lasciati volentieri. 
comunque un giro per negozi ce lo siamo fatto, e dopo pranzo ci siamo dedicate alla ricerca di uno swim hole ( = buco scavato da una cascata in cui puoi fare il bagno) e di un campeggio per la notte. il tutto conclusosi con la scalata al nightcap national park su una strada che più di merda di così non si poteva, per trovare un rigagnolo spelacchiato e sdraiarci al sole. almeno abbiamo fatto il falò. circa. pare che in quebec la lagna prenda meglio. 
il giorno dopo siamo gloriosamente tornate a byron bay, lavatrice e pulizie del van. La francese si ferma li una notte e quindi la mollo in ostello. il programma è di ricominciare a viaggiare assieme dopo il long week end, da brisbane a cairns, magari facendo una settimana o due in farm per recuperare qualche soldo. la canadese mi tocca portarla fino a Brisbane. Birra al Buddha bar, cena e partenza per Brisbane. io non so come sia riuscita a guidare fino a li alle 9 di sera. la prospettiva di non vedere mai più Marikakka non ha prezzo, per tutto il resto c'è mastercard.

domenica 12 maggio 2013

Furganzando - parte prima

tempo di nuovi aggiornamenti, che se non lo faccio stasera non lo faccio mai più. e già così probabilmente ci metterò una settimana a finire sto post.

Alla fine tra le mille possibilità presentate nell'ultimo update è andata così: sono rimasta a Melbourne al semicazzeggio fino a Pasqua, cercando di capire cosa fare, dove andare, come, quando, e ovviamente perchè. Giusto il tempo necessario per farmi un giro nel parco Nazionale dei Grampians, essere licenziata dalla pasticceria (la faccenda dei turni sbagliati si è evoluta. male. per me ovviamente), ottenere il mio primo lavoro da facepainter in un pub irlandese per san Patrizio, entrare per la prima volta in un abito da cocktail e in un casinò (nella stessa serata per altro), cambiare idea sul da farsi mille volte e una serie di altre cose che al momento non mi sovvengono. Il tutto non necessariamente in quest'ordine. 

La parte del facepainting di san patrizio è degna di nota: ho avuto la geniale idea di propormi come face painter giusto due giorni prima di s patrizio, per telefono, sparando 25$ l'ora, in un pub scelto solo per la vicinanza geografica a casa di amici che facevano un goodbye bbq nel pomeriggio. Successivamente ho avuto il culo che mi assumessero per 4 ore senza fare una piega, piazzandomi in mezzo a quella che si è rivelata essere la più grande sbronza collettiva mai vista, alla quale ho attivamente partecipato visto che mi hanno pure offerto da bere (ma non da mangiare).  Infine ho avuto il gran culo che gli australiani amino il face painting e siano decisamente generosi con le mance, soprattutto se iniziano a bere alle 11 del mattino, e che le 4 ore siano diventate 6. Alla fin della fiera le mance erano due volte la paga ufficiale. Fate due conti. Metterei volentieri delle foto ma  sono due giorni che cerco di capire come si faccia, con l'ipad, senza successo.

pare invece che abbia capito.

Poi ad un certo punto è successo che ho capito pure i suddetti cosa, dove e come: viaggiare, sulla east coast, in macchina. 
Soprattutto quella della macchina è stata un'illuminazione. Al che ho iniziato una ricerca a tappeto tra siti di auto usate, concessionarie, backpackers e quant'altro. L'obbiettivo era una station wagon, col cambio automatico e con doppio carburante, gas e petrolio, attrezzata da campeggio, in condizioni dignitose e che stesse attorno ai 2000$.
Un lavoro a tempo pieno durato tre settimane di telefonate e ispezioni a catorci inenarrabili, conclusosi infine con l'acquisto di un furgone da 5000$, col cambio manuale. Da recuperare a Sydney. 
C'è di buono che è attrezzato da campeggio, va a gas, ed è in condizioni più che oneste.
L'ho battezzato "Il Furganzo" ancora prima di conoscerlo di persona, ma tanto sapevo che sarebbe stato mio.

Il recupero del furganzo a Sydney ha risposto anche al quando, così il 7 aprile ho impacchettato la mia casa, amaca compresa, in due zaini ciccionissimi e preso un bus notturno per Sydney. L'8 ho ufficialmente incontrato il furganzo e ovviamente è stato amore a prima vista, nonostante il cambio manuale.
Dal 9 aprile il Furganzo è ufficialmente mio. Terrorizzata dalla mezz'ora di guida areoporto-ostello nel traffico di Sydney, dalla parte sbagliata della strada e della macchina, e pure del cambio manuale, ho mollato il Furganzo dietro all'ostello in uno dei rari parcheggi liberi rimasti a Sydney e ho iniziato a fare la turista. Un'idea dell'interno del furganzo, l'esterno non ce l'ho:

 O almeno a provarci, perchè dopo tre mesi a Melbourne circondata da amici e persone note, trovarmi completamente sola in una città nuova di cui non ho letto nemmeno il trafiletto introduttivo di wikipedia mi ha fatto un po' strano. Un po' strano nel senso che mi sentivo completamente persa e senza senso. Non che sia una roba nuova, ma di solito quando si è in vacanza non è che sia troppo difficile trovare un senso: sei vacante e dunque vacui. Mi pare chiaro. Anche senza la e.
Sarà stata la botta di adrenalina dovuta alla mezz'ora di guida e conseguente down, fatto sta che martedì ho vacuato come uno zombie per il centro di Sydney, cercando di rispondere al famoso perchè, o quanto meno di capire dove fosse l'idea di merda a sto giro, per infine andare a dormire probabilmente alle 10: insensatezza 1, arianna 0.
Gli altri giorni è andata in ripresa, anche perchè alla fine non sei mai veramente solo se vivi in ostello. Ho conosciuto una tedesca di 19 anni con cui ci sono voluti 10 minuti per iniziare ad intenderci al volo e 11 per parlare di cacca.  In ostello c'era una popolazione varia ed avariata di inglesi sbevazzoni con cui ho passato un paio di serate in allegria. Ho beccato Roberto, remota conoscenza verbanese trasferitasi a Sydney quattro giorni prima di me, con cui ho fatto grandi chiacchere sulla madrepatria e girato a caso per la nuovapatria. Sono andata in visita al lab di Tanya, che collabora col mio capo in Svezia, fa esperimenti su api e formiche, è supersimpatica e si è detta felice di avermi a Sydney a collaborare per qualche mese nel caso riprendessi il dottorato. Che non si sa mai. Ho dormito qualche notte in furgone tanto per prendere l'abitudine e risparmiare sull'ostello, nel quale comunque mi infilavo per colazione, doccia, addivanamento e quant'altro. A scrocco. Gran cosa questa, al momento non immaginavo sarebbe diventata un'abitudine..
Ho fatto un esperimento di face painting for donation a darling harbour, pure, ma ho sbagliato orario: alle 4 i bambini australiani non vanno al parco a fare merenda, tornano a casa per la cena. 
Come commento generale direi che Sydney è carina e ha un centro futuristico superfigo, inutilissima monorotaia inclusa che purtuttavia snodandosi in-tra-fra i grattaceli da un tocco asimovesco al tutto, ma preferisco Melbourne, è più particolare e i suburbs decisamente più interessanti. probabilmente è più europea, tutto qui. Poi ha una costa superfiga e spiaggie superciccione come Bondi e Manly, ma ci hanno costruito di tutto, cimitero vista mare compreso, per cadaveri di un certo livello. In compenso iniziano a vedersi i primi surfisti. Al supermercato con la tavola. E per di più italiani. Comunque qualche foto l'ho fatta, per non far torto a nessuno.




E poi ho iniziato a cercare compagne di viaggio con l'intenzione di partire Lunedì 14 alla volta delle blue mountains. Dopo l'esperimento sul sito di annunci per il giro sulla great ocean road ho deciso che per una volta avrei fatto un'eccezione e imparato dai miei errori. Intanto, per evitare messaggi/chiamate/quant'altro da laidi australiani quarantenni, ho specificato nel titolo che cercavo una ragazza con cui viaggiare. Spesso trovo la compagnia maschile più divertente di quella femminile, con ovvie eccezioni che non sto nemmeno a specificare, e un po' più easy going, ma l'idea di condividere uno spazio ristretto, letto incluso, con un completo sconosciuto un po' mi turbava. Poi ho specificato che avrei preferito ragazze della mia età e che sarei andata fino a Brisbane. Che almeno se mi ritrovo con una cagacazzi è a tempo determinato. 
Dopo aver ricevuto una mail il cui testo era semplicemente "are you lesbian or what?!?!?", scaricato due tedesche di 19 anni, mai più scuolabus, e una francese di 30 che sembrava avere mal di pancia ma di quelli forti, o forse problemi olfattivi, o forse entrambi, ho optato per una canadese di 22 e per un'altra francese di 30. Sulla semplice e solida base che entrambe preferiscono i gatti ai cani, e che sembravano parlare un inglese accettabile. 
Sull'inglese accettabile avrei qualcosa da ridire a posteriori, e anche sul metodo di selezione, ma poteva andare sicuramente peggio. 
"Arianna Marie e il Furganzo" foto pre partenza fatta con l'intento di farne una anche a fine viaggio, tipo "prima e dopo".


Manca solo Basilico, che viaggia con noi ormai da un mese buono nonostante un paio di mie negligenze materne.

Fine primo tempo.

mercoledì 13 marzo 2013

Esperimenti a testa in giù

Il fatto che non abbia pubblicato nulla per qualche mese (sei per la precisione, che sarà mai..) conferma la mia iniziale ipotesi di pigrizia congenita e non significa che abbia smesso con esperimenti e conseguenti disastri.

Gli ultimi mesi dell'anno sono stati intensamente e disastrosamente vissuti tra svezia e italia, più qualche conferenza qua e la.
ho a metà un post riassuntivo datato dicembre che inizia col gelato di fichi che ho fatto a settembre, tanto per dare un'idea. il gelato era buono, tra l'altro.
poi ci sono state marmellate di mele a quintali, col fatto che a uppsala è pieno di alberi di mele lasciati liberi di pascolare.
poi ci sono stati esperimenti in cucina con beppe.
poi i face paintings di halloween.
poi le torte di compleanno con elisa.
poi i classici esperimenti natalizi, tra disegni, regali fatti a mano e torte. manco a dirlo.

poi ho preso un anno di vacanza e mi sono trasferita in australia con un visto work and holiday.

esperimento grosso questo.
mi do un anno per provare a fare tutto quello che mi viene in mente e magari trovare un'alternativa al dottorato, tanto per gradire.
provare ad essere qualcosa di diverso. 
fare quello che voglio, non quello che devo.
il che potrebbe sembrare una roba facile, ma per quel che mi riguarda sapere ciò che voglio è un'annosa e problematica questione.
esperimenti nell'esperimento.
e nel frattempo mi giro un po' di mondo, già che ci sono.

per tornare alle questioni pratiche, siccome so di essere stata pessima nel tenere aggiornata l'altra metà del mondo, tra ritardi di settimane nel rispondere e risposte comunque poco esaustive, l'idea sarebbe di vincere la pigrizia e aggiornare almeno esperimenti e disastri, che poi sono la parte interessante della faccenda.
se qualcuno volesse gnus più dettagliate può scrivermi in ogni momento, ma vale la regola dello scambio di notizie: ad una mail del tipo "ciao ari come va?" il massimo della risposta è "tutto bene". se non mi dite che combinate non vale.

Ora, siccome sono a Melbourne da due mesi, mi sembra di viverci da quattro tante sono le cose che ho fatto nel frattempo, e continuo ad essere irrimediabilmente pigra, dirò solo che:
conto di partire per un giro della east coast a Pasqua, giro del quale non ho ancora deciso nulla.
nel frattempo ho in ballo qualche attività qui, tra cui face painting e progettazione di ulteriori giri nei dintorni.
mi spiace un po' partire: a Melbourne si sta bene, ma faccio sempre in tempo a tornarci.

a questo riguardo approfitto del fatto di aver scritto una mail lunga come i promessi sposi qualche tempo fa, che copio e incollo parzialmente, tanto per dare un'idea di cosa stia combinando:

"rieccomi!
non so da che parte iniziare quindi inizio dal presente!

so che potresti uccidermi, ma sono spalmata sul divano di casa in abbiocco postprandiale (ho pranzato alle 4) ma nonostante il sonno ho deciso che forse era ora di scriverti. forse.
e' che un po' son sempre a fare cose, un po' mi sto disintossicando dal computer e preferisco farmi una pennica piuttosto che aprire internet. sicuramente se avessi miciabook sarebbe diverso, miciapad (il tablet) e' ottima per leggere ma scomodissima per scrivere. e io sono notoriamente pigra. cosi' pigra che nemmeno scrivo regolarmente con carta e penna quello che mi succede, non sto disegnando quanto avrei voluto e nemmeno leggendo. il che e' strano per me ma lo prendo come un periodo cosi'. 
per il resto lavoro in pasticceria lunedi' e venerdi' fissi e questa settimana e la prossima mi hanno dato piu' turni perche' c'e' gente in vacanza. ma non ti eccitare troppo, lavoro nello shop, alla cucina non mi hanno ancora lasciata avvicinare..e contando che lunedi' sera ho rovesciato x sbaglio mezzo vassoio di panini posso continuare a sognare! pero' gli sta bene, stamattina sono andata li alle 9 e mi hanno rimandata a casa dicendo ops scusa abbiamo fatto confusione coi turni. ma vaff. risultato sono andata a fare la spesa, tornata a casa, che per la cronaca sta a un'ora di bici dal negozio, fatto le pulizie, depilata, addominali, lavato e grattato 2 tavoli che voglio mettere a posto, doccia, pranzo e mo collasso. anche perche' ci son 35 gradi. sticazzi.
a questo proposito, saltando di palo in frasca, a melbourne la gente quando vuole liberarsi di qualcosa la lascia in strada davanti a casa e tu puoi raccattarla. in codesto modo ad oggi ho recuperato: 2 tavoli pieghevoli che non vedo l'ora di ridipingere, un ventilatore, molto utile, una lampada che voglio addobbare in qualche modo, vestiti di vario genere e stile, due dvd dei foo fighters, una cassetta degli attrezzi, libri vari, tazze giapponesi e sa il cielo cos'altro! immagino non riportero' tutto in italia ma un paio di vestitini e magliette sono carini, il resto lo lascio qui a gente varia o a casa.
 
casa. vivo in una villetta a due piani con backyard piccino e garage. il garage e' super incasinato, nel backyard la mia coinquilina pianta semi di tutte le piante del mondo e le vengono pure su bene, io ci ho piazzato il basilico giusto stamattina. la casa e' enorme, bohemiennamente incasinata e un po' meno bohemiennamente trasandata..non quel trasandato brutto e squallido, e' forse un po' sporchina, ecco. diciamo che la cucina e' ok, il pavimento lo spazziamo ma il mocio vileda e' disperso da tempo immemore. il bagno l'ho pulito oggi perche' iniziava decisamente a urtarmi ma il pavimento l'ho ignorato ed e' ancora coperto di capelli e brillantini (la parentesi flatmate la apro tra un attimo), in compenso abbiamo una doccia larghissima e una vasca idromassaggio che prima o poi provero'. la mia stanza al momento e' inavvicinabile causa 327 gradi di temperatura, e a parte questo dettaglio e' bellina, i tre mobili che ci sono dentro sono di legno e le pareti azzurre. il letto sono due materassi da 1 pz e 1/2 sovrapposti che ingentilisco con lenzuola nere, e c'e' un delizioso trespolo ikea dove appendo cose che mi ricorda tanto casa filippini. finestre a ghigliottina che apprezzo per la suddetta bohemiennitudine per quanto talvolta mi provochino qualche bestemmia creativa. piu' o meno tutte le volte che cerco di aprirle o chiuderle, per essere piu' precisi. l'unica roba brutta e' la moquette, ma ignoro. il mio concetto di pulito si sta rivelando molto flessibile.
 
capitolo flatmate. vivo con Catarina, portoghese, phd in un centro di biomedicina, che si sveglia alle 6 una volta a settimana per andare a fare kayak sul fiume, e la sua fidanzata Josie, nata, manco a dirlo, a Uppsala che al momento non fa un cazzo. sono stupende, tutte hippie-eco-evviva l'amore. ascoltano tecno-psy-trans-boh pesante e vanno a supermegafestival nei boschi dove la gente si vuole bene, fuma canne, di giorno fa gruppi di reiki, meditazione e body painting, si cosparge di glitter (spiegato il tappeto di glitter in bagno e perche' tutte le volte che mi sdraio sul divano ne esco che sembro una palla da discoteca) e poi si fa di acidi e balla musicaccia tutta la notte. folle. a meta' marzo ci vado anch'io, giusto per provare. al momento manco a dirlo we get along very well.
 
altra gente. sto uscendo un sacco come avrai capito. qui al mio arrivo ho ereditato automaticamente tutti gli amici di andrea che sono stati carinissimi e mi hanno sempre inclusa nelle loro feste e serate, col risultato che ho conosciuto un sacco di gente e tutt'ora faccio fatica a ricordare i nomi. manco a dirlo e' pieno di italiani, parecchi ricercatori, ma tu pensa. in generale pero' la gente qui e' super amichevole e se fai due chiacchere una sera (magari pure sbronzo) e' facile che il giorno dopo trovi la richiesta di amicizia su fb e l'invito a qualche party, a volte di amici di amici di amici, ma alla fine chissene se non conosci nessuno:fai amicizia li. il tutto aiutato dal fatto che a melbourne c'e' sempre qualcosa da fare, eventi culturali, cinema all'aperto, feste varie, serate di musica dal vivo nei locali. e ci sono piu' locali che persone, e' incredibile! e sono tutti bellini! quando passi su una main street ti rendi conto che se dovessi scegliere dove cenare/bere qualcosa solo per l'aspetto del posto non saresti in grado. a meno che per due cose: l'happy hour e il rooftop. happy hour tipicamente 5-7,semplicemente l'alcol costa meno, ovvero ha un prezzo ragionevole. i rooftop sono bar che hanno un tetto a disposizione e ci mettono dei tavoli. e' indubbiamente una cosa stilosa e poi ci sono rooftops da cui hai delle viste stupende, soprattutto al tramonto. 
 
la parentesi melbourne e' lunga e complicata da aprire, melb e' un po' come berlino, ha mille facce e potrei stare a scrivere altre tre ore, forse quattro. per riassumere in pochi punti: 
il terzo giorno che ero qui, e non avevo ancora visto quasi nulla, ho pensato che non ero poi cosi' sorpresa de fatto che la gente arrivi in australia e poi non se ne voglia piu' andare. sensazione a pelle.
dopo un mese che sono qui non l'ho ancora vista tutta, ma me la prendo comoda. non ho voglia di fare la turista, prima o poi mi capitera' di andare in un quartiere per qualche motivo e lo vedro'. e comunque anche i posti in cui sono gia' stata non finisco mai di scoprirli. secondo me uno puo' vivere a melbourne 1 anno e non andare 2 volte nello stesso locale.
ieri sera sono andata a sentire tchaikovskij al sydney mayer stadium: una struttura superfiga che ospita un palco e spalti e da su una collina dove ci siamo seduti con altre non so quante persone e abbiamo fatto pic nic ascoltando il concerto. gratis. 
piu' di una volta ho pensato che se potessi prendere il contenuto di milano, le persone a cui tengo, la mia vita che avevo li prima della svezia, e portare tutto qui sarebbe perfetto. e anche le persone teletrasportate secondo me sarebbero felici :) anche tu tata mia! andremmo al convento di abbotsford almeno due volte a settimana a mangiare vegetariano alla mensa a offerta libera,metteremmo i piedini nell'erba e torneremmo in pace con l'universo.
ci sono cose e posti che non so cosa darei per poterle condividere con te e poche altre persone speciali. 

futuro. non lo so. vorrei fare face painting per strada, cercare di lavorare in pasticceria, capire che fare della mia vita e liberare un po' il mio lato artistico.
a fine marzo vorrei andare a sidney e poi in queensland, e a nord e sa il cielo dove a vedere la fichissima australia. ho un po' di inerzia a riguardo visto che sto creando legami qui, ma mi sentirei stronza se non vedessi nulla e rimanessi a melbourne tutto il tempo. e poi potrei tornare qui per l'inverno e magari trovare un lavoro vero. ci sono giorni in cui penso che potrei applicare in banca col mio cv vero e farmi sponsorizzare per restare, giorni in cui voglio andare a vivere a torino e fare un corso di cioccolateria e pasticceria, per poi tornare qui a lavorare, giorni che voglio finire il phd e giorni in cui l'idea di tornare a far ricerca, meeting, talks e congressi in cui a nessuno frega un cazzo degli altri ma solo di sproloquiare sul proprio lavoro da un palco mi fa venire il vomito. giorni in cui vorrei tornare a milano a fare sa dio cosa, giorni in cui vorrei tornare a uppsala. li lo so a fare cosa ma forse non è una buona idea.

detto questo avrei altre mille cose ma sono in ritardo di nuovo. ho amici a cena e il pollo al curry sta ancora a scorrazzare in giardino con tutte le sue penne"
 
olè!
 
correderò il tutto col link all'album di facebook in cui ho messo un po' di foto di vita a Melbourne (dovrebbe essere pubblico).

dalla mail è passato un po' di tempo e nel frattempo sono stata con paolo a fare un trekking di tre giorni nel Wilsons promontory (ecco un po' di foto fichissime) conclusosi con giro in winery. perfetto.
poi in un road trip sulla great ocean road con tre ventenni raccattati tramite un sito di annunci di compagni di viaggio che avevano in comune un'inspiegabile passione per la musica commerciale quella bella, tipo justin bieber. e il fatto di essere ventenni ovviamente. la great ocean road è uno spettacolo (altre foto fichissime), ma l'esperimento "trova travel buddies online" è da rivedere a livello di selezione all'ingresso, mettiamola così.
infine questo week end sono stata al Maitreya festival. questo esperimento, oltre al link a un po' di foto improbabili, merita qualche parola in più data la disastrosità dell'evento. 
esperimento partito male, con una gomma a terra in mezzo a una strada senza mezzo albero alle 4 del pomeriggio e con 40 gradi, e continuato peggio, visto che il luogo del festival era un a distesa di sabbia, ufficialmente lago ma prosciugato, nel mezzo del nulla, infestato da mosche e gente in trip da lsd. tutti insieme, mosche e fattoni, a buttarsi colori addosso e ballare in mezzo alla sabbia al ritmo di questa psy-trans-nonsocosa che è andata in loop per tre giorni di fila, a sorridersi e abbracciarsi ed essere felici di tutto l'amore che stavano condividendo, ognuno disperso nel proprio personale paese di unicorni e ippopotami volanti. mah. forse questo può dare una vaga idea, ma vaga vaga eh

io so solo che dopo la prima notte rumorosamente insonne volevo uccidere tutti, altro che amore e sticazzi il bodypainting.
in overdose da rumore molesto, sabato sera ho barcollato verso l'area dei workshop, attratta da un'annuncio di meditazione guidata che speravo potesse far luce sull'origine dell'idea di merda che mi aveva portata in quel particolare girone dantesco, ho trovato gli hippie veri.
panteisti amanti di yoga, reiki e meditazione, che si limitano alle canne e sono pertanto ancora in grado di comunicare in modo sensato, che si siedono in tondo, bevono tisane e suonano la chitarra. che quando li guardi negli occhi ti accorgi che sono li e non nel mondo dei puffi.
mi fanno quasi invidia perchè forse sono felici per davvero.
comunque poi è andato tutto bene, e quando sono arrivata a casa sono stata un'ora in doccia, tanto per festeggiare.
 
 



giovedì 9 agosto 2012

da grande voglio fare la gelatiera


Non e’ che siccome sono in pseudo-vacanza in Italia da piu’ di un mese abbia perso l’abitudine di fare esperimenti o, prospettiva al limite del fantascientifico, smesso di combinare disastri.  Piu’ che altro il differente scorrere della vita a queste latitudini ha sostituito l'esperimento scaccia-noia premeditato con la sperimentazione casual, idee estemporanee che vengono realizzate tra una pedalata a velocita’ sostenute per le vie di Milano e la scelta della maglietta per la seguente uscita per cui sono gia' in ritardo, tipicamente in competizione con la doccia e almeno un altro paio di attivita’ vitali. Oppure a notte fonda, sotto l’influsso della trasfusione alcolica standard da 5 ore, dall’aperitivo al Baileys della buonanotte, alla luce della lampadina da lettura, quella che non capisci se la matita che hai in mano sia rossa, viola, o forse verde.
Non che ci sia davvero bisogno di vivere sempre cosi’ di fretta, ma un po’ mi piace, fa molto Milano, fa molto “sono viva”, e un po’ non riesco farne a meno, di fissarmi impegni a distanze eccessivamente ottimistiche, soprattutto considerate le temperature tropicali che fanno molto Milano anche quelle, soprattutto a luglio. E che mi muovo in bici, manco a dirlo.
Tornando ai disastri, quelli si accoppiano fin troppo bene alla “vita di corsa”, e’ una simbiosi al limite del parassitismo. Ad essere cambiata e’ piu' che altro la mia capacita’ documentativa: e’ solo a disastro concluso, e a volte anche ripulito, che mi rendo conto di non aver nemmeno pensato di fotografare il tutto, e a quel punto e’ troppo tardi. Non sono Edgar Allan Poe, che e’ capace di indurti incubi da cacarsi addosso senza l’aiuto di mezza figura. Senza foto non e’ la stessa cosa. No foto no party, senza possibilita' di appello. 
Quindi ieri, quando in pieno abbiocco postprandiale ho addocchiato la gelatiera, tristemente inutilizzata dalla scorsa estate, e un cestino di pesche dall’aria vagamente incartapecorita, non mi e’ nemmeno venuto in mente che avrebbe potuto essere la buona occasione di recuperare anche la macchina fotografica.
L’illuminazione non e’ arrivata nemmeno quando, cercando di versare il frullato di pesche e maraschino nella gelatiera, ho preso male la mira e ne ho rovesciato fuori, vuoi l’abbiocco postprandiale o il fatto che nell’indecisione tra aggiungere maraschino o rum alle pesche avessi dovuto assaggiarli entrmbi, be’ non e’ che ne avessi rovesciato fuori meta’, ma diciamo un po’.
Il che e’ davvero un peccato perche’, ormai presa nel loop, gia’ mi vedevo proprietaria di una catena internazionale di “gelaterie artigianali dai gusti originali”, nonche’ di un catamarano da 20 metri con base a Cuba (o se non a Cuba in un posto altrettanto lontano dalla Svezia e ricco di rum), e dopo aver aperto il frigo e tutti gli armadietti della cucina, studiatone il contenuto con occhio da chef navigato, annotato la carenza di ingredienti di non proprio secondaria importanza quali panna e zucchero bianco, avevo appena pianificato la mia prima produzione all’ingrosso di “gelati artigianali dai gusti originali, e dietetici” (e con essi almeno un paio d'ore consecutive di disastri in cucina):
“Pesca e maraschino”, che gia’ rimestava nella gelatiera.
Mela, zenzero, limone e basilico, iniziato con un “uh c’e’ dello zenzero in frigo”, seguito da limone, in quanto accostamento standard, mela, perche’ serviva qualcosa per smorzare lo zenzero e c’erano giusto tre mele in frigo, se possibile piu’ incartapecorite delle pesche, basilico perche’ mi piace il verde. E poi del limoncello, ovviamente per tenerlo morbido e non perche’ io sia un’alcolizzata. In gergo tecnico si chiama sorbetto, ecco.
Ed ecco anche che la scelta degli ingredienti diventa talmente improbabile da incatenare una serie di pensieri che partono piu’ o meno da “secondo me sono un genio dell’innovazione gelatiera ma questo gusto potrebbe essere incompreso dal pubblico ignorante e tradizionalista (i miei) e rivelarsi un disastro epico” per arrivare a “uh ma io ho un blog di disastri che langue abbandonato da quasi due mesi”. Si be mai detto sia stata una catena troppo lunga.
A quel punto il mix per il suddetto gelato era fatto, ma ho potuto fare qualche foto della preparazione del terzo gusto del mese: caffe’, cacao, un uovo, latte, zucchero di canna.
 

E rum.

E poi sul finale ho aggiunto del cioccolato fondente spezzettato, piu’ che altro per evitarmi di mangiare tutta la tavoletta da sola, che poi mi annacqua il rum, e uno strato di cacao in polvere, anche l’occhio vuole la sua parte.

Nota a me stessa: se riempi troppo il frullatore poi il contenuto straborda fuori.



Infine, tanto per dimostrare le mie effettive possibilita’ di carriera, l’ultimo esperimento e’ stato un “sorbetto a due tempi”, menta e birra (non farina del mio sacco stavolta, ma di GialloZafferano). A due tempi perche’ prima di fare effettivamente il gelato ho dovuto raccattare la menta in giardino, con 40 gradi all'ombra, e fare l’infuso (con acqua e zucchero di canna), e lasciarlo in frigo per qualche ora. Roba di un certo spessore.




Nell'attesa ne ho approfittato per smaltire gli assaggini, prevalentemente alcolici nonche' indispensabili a una corretta riuscita degli altri gusti, dividendo equamente il resto del pomeriggio tra lettura a letto e lettura in piscina.
Alla fine l’ho finito dopo cena, che gia’ avevo di nuovo sonno, ragion per cui il montaggio a neve dei bianchi d’uovo ha sparato schiuma ovunque, per non parlare di quando ho aggiunto roba liquida tipo birra e infuso alla menta.

 

Ad esperimento finito non avevo nemmeno piu’ voglia di assaggiare i risultati, sara’ che un po’ di birra l’avevo aggiunta anche al mio bicchiere (quello nella foto qui sopra), e ho fatto giusto in tempo a fare un'ultima foto:


Cosi’ a occhio non sembrano male, piu’ tardi sarebbe da fare una foto anche alle facce degli assaggiatori, giusto per completezza.