domenica 9 giugno 2013

Furganzando - parte seconda: Da Sydney a Brisbane e poi in prigione senza passare dal via.


n.d.r. Tutto ciò avveniva quasi due mesi fa, quindi chiaramente non sono in grado di scendere nel dettaglio giornaliero. Tanto per rendere l'idea ho un gap di 4 giorni in cui è tutto totalmente mischiato, quindi invece di una lista cronologica farò un elenco di highlights, semi cronologico a tratti.

Introduzione: Parto da Sydney con Marie, la francese 30 enne, alla volta delle blue mountains, dove il piano prevede raccattare Marika, la Canadese 22 enne, fare qualche giro e partire per la east coast, furganzo, Basilico e tenda, visto che nel van ci si dorme in 2. Il tutto per arrivare a Brisbane entro il 24, data in cui programmavo di scodellare le due travelmates e beccarmi con Paolo per il long week end e girare attorno a Byron Bay. Paolo il quale, causa scommessa persa in modo a dir poco dilettantesco, ha dovuto comprare un volo a/r e sperimentare tre giorni di vita in Furganzo&spiaggia, lontano dall'inverno di Melbourne. Poverino. La prossima volta mi accerterò che la scommessa vada effettivamente a mio vantaggio.
Nel mezzo, il nulla. non ho studiato e non ho idea cosa ci sia da vedere tra Syd e Brsb. Conto nelle mie compagne di viaggio e negli info point. Le mie energie le ho spese nella ricerca di un mezzo adeguato.

cap 1. La partenza. la francese raccattata per il semplice motivo che le piacciono i gatti sembra una normale, mica come quella che avevo incontrato a Sydney, quella coi problemi intestinali.
La guida del Furganzo non è troppo male fuori da Sydney, ma il numero di capelli bianchi secondo me è aumentato sensibilmente in quei 200 km. per non parlare della ricerca di un posto dove dormire (gratis) a Katoomba, con buio pesto e diluvio universale. alla fine ci infiliamo in una strada a fondo chiuso e parcheggiamo in un posto quasi piatto, sul fondo. una prima notte non proprio incoraggiante ma la prendo come un battesimo: sopravvivo a questo e son pronta a (quasi) tutto. Il giorno successivo incontriamo Marika, che in compenso non ci fa una grossa impressione. Soprattutto quando ci mette mezz'ora a pulire il pollo per la cena con coltello e forchetta, sostenendo che il pollo se lo tocchi uccide. anche da morto. La prima canadese che mi delude. Ma poi tutto torna, viene dal Quebec, o come si scrive. Loro non sono mica come gli altri.

le blue mountains quasi non le vediamo. nuvole raso terra e pioggia. per vedere le three sisters ci son voluti tre tentativi. questo è quello che avremmo dovuto vedere (murales all'ufficio turistico) 

e questo quello che effettivamente abbiamo visto, tre volte di fila

fino alla mattina dell'ultimo giorno, in una visione quasi onirica, anche perchè erano le 7 del mattino.
il secondo giorno siamo scappate per disperazione verso la costa. ma non prima di aver sperimentato un'epica slittata nel parcheggio del supermercato: pavimento liscio e fradicio, gomme del furganzo pure. Il furganzo lo tengo con una manovra esemplare, ma per poco non mi cago addosso. Marika lo sapeva ovviamente che le gomme erano troppo usate. Io pure lo sospettavo, ma i precedenti proprietari sostenevano che fossero così da sempre e non avessero mai dato problemi. Che fossero li da parecchio tempo era chiaro. Nel dubbio al primo paesotto le ho cambiate e morta li. Paesotto che per altro diede i natali a Basil, la pianta di basilico che mi ha accompagnata fedelmente per più di un mese legata al piano cucina del Furganzo. Il trucco era metterlo a prendere il sole sul tetto del van ad ogni possibile stop, che fosse il parcheggio del supermercato o la piazzola di sosta sull'autostrada. e ricordarsi di bagnarlo. e di recuperarlo prima di partire. non ho nemmeno una foto ora che ci penso. molto triste.
comunque.
Nella fuga verso la costa scopro che le mie compagne di viaggio sono incapaci di leggere una mappa, avvisandomi che avrei dovuto prendere l'uscita dall'autostrada quando questa era regolarmente 10 metri dietro di me. cosa che ci costa qualche decina di km in più nel traffico dell'autostrada che entra a Sydney, altri capelli bianchi e una sonora incazzatura da parte mia. La francese sembra non farci caso, Marika, che verrà a breve ribattezzata Marikakka (da me), si chiude in un mutismo ferito che ci salva per qualche ora dal suo fastidioso cicaleccio su quanto il Quebec sia perfetto.

Non aver fatto i compiti e studiato un percorso si rivela un'idea dimmerda molto presto, infatti le due francofone si basano ciecamente sull'ultima versione della Lonely planet, la quale ci spedisce in un lunghissimo detour fino a Port Stephens, posto super turistico per famiglie medioborghesi. A parte la megaduna di sabbia corredata di cammelli al tramonto, cosa di cui si poteva tranquillamente fare a meno, il tutto è terribilmente inutile, e non posso nemmeno prendermela con nessuno. A parte il signor lonely, ma non direttamente ecco. 


Cap 2. Dopo Port Stephens c'è il famoso buco nero di 4 giorni in cui tutto è confuso, forse perchė facevamo una quantità di chilometri eccessiva al giorno, per vedere una quantità di robe eccessiva, la cui qualità però era tutt'altro che eccessiva. Gli spostamenti in macchina si svolgevano per lo più in silenzio o accompagnati da inutili chiacchere di circostanza per lo più tra me e una delle due squinzie. a quanto pare loro due non  avevano molto da dirsi e io cercavo di fare del mio meglio per riempire silenzi imbarazzanti. mi avevano detto che in un roadtrip ci si diverte. pare che coi francesi invece no. Ma ho imparato un sacco di cose:
- le distanze in australia sono una roba diversa con la D maiuscola. non pensare di fare meno di 200 km per muoverti tra due posti (che il signor lonely reputa) interessanti. e in mezzo non ti aspettare di vedere qualcosa che non siano canguri spappolati.
- guidare stanca. soprattutto date le suddette distanze e il fatto che non mi fidassi per nulla delle mie due mummie da compagnia. la prima volta che la francese ha avuto in mano il volante ha imboccato una rotonda guardando a sinistra, quando da destra arrivava un camioncino giustamente incurante e lanciato a bomba. manovra che da copilota l'ha retrocessa istantaneamente a ultima risorsa. la canadese nemmeno l'ho lasciata immaginare di guidare. 
- in signor lonely planet è un inguaribile ottimista o, più probabilmente, manca di senso critico. i francesi credono ciecamente al signor lonely planet. non fidarsi dei francesi.
- le spiagge della east coast sono tutte dannatamente uguali: bianche, sconfinate e vuote. alla prima ti cadono le mascelle in un wooooooh! di ammirazione. alla seconda sorridi con un sonoro wooooh! alla terza vai di un woho!  attanagliato dal dubbio di aver girato in tondo e di essere tornato alla spiaggia precedente. dalla quarta in poi ti rendi conto e accetti rassegnato. belle sono belle neh.
- i parchi nazionali tipicamente sono corredati di campgrounds che tipicamente hanno toilets e docce fredde, ma anche camping fees che talvolta sfiorano l'inimmaginabile. Come a Myall Lakes, quando alle 9 arriva il ranger e ci chiede 14.50 dollari a testa dopo che avevamo già pagato 7 per la macchina. l'altra tipica caratteristica di codesti camp grounds è che le strade che ci arrivano sono sterrate in termini di rodeo sul furganzo con buche che paiono crateri vulcanici, e lunghe. più sono i buchi più la strada è lunga. morale: se vuoi dormire in un national park arrivaci finchè c'è luce, svegliati alle 6 e fuggi. veloce.
- le motorist rest areas sulla highway sono cosa buona e giusta e spesso salvano il culo e le sospensioni del furganzo.
- on the road c'è il jet lag, ovvero la vita del vanpacker è molto simile a quella delle galline. ti svegli alle 6.30 col sole che ti cuoce al forno e vai a dormire alle 10. tanto è buio pesto da 4 ore e non hai nulla da fare se non chiaccherare bere e fumare canne coi tuoi compagni di viaggio. se i tuoi compagni di viaggio non sono mummie, ovviamente.
- il che mi ricorda che il Quebec è perfetto e che è il momento del capitolo "compagne di viaggio"

Cap 3. Le mie compagne di viaggio.
Non si parlano tra loro, per quanto abbiano in comune il francese come lingua natia. con la francese me la cavavo abbastanza bene, per quanto non loquacissima ci sparavamo lunghe dissertazioni su dove andare come quando e perchè. nel frattempo la canadese si estraniava, facendo da pacco postale con nostra estrema perplessità. la suddetta canadese, se interrogata a riguardo di qualsiasi cosa, da cibo a mete varie rispondeva tipicamente "i'm fiiine. i don't caaare". allungando le vocali. e ricominciava a guardare nel nulla. in tutto questo, nonostante avessimo decretato cassa comune per il cibo, si nutriva a noci e frutta secca, bagels e burro di noccioline. dopo due giorni la perplessità (e il dubbio di aver caricato un criceto), almeno da parte mia, si è trasformata in fastidio per passare velocemente a insofferenza nera. dev'essere stato li che l'ho ribattezzata Marikakka. con la precisa intenzione di lasciarla a port stephens qualcosa come il terzo giorno, le ho detto chiaro e tondo che se non le andava di condividere il viaggio con noi poteva anche continuare a piedi. oppure parlare di che problema avesse e tentare di risolverlo. non avrei dovuto lasciare lo spiraglio soluzione aperto. viene fuori che non se la sente di mangiare il nostro cibo (avevamo fatto la spesa a sydney per risparmiare, ma poi con la cassa comune sembrava tutto risolto, a me), che io le ho urlato addosso in autostrada due giorni prima (la storia della mappa - non commento oltre) e infine che non la interpelliamo per decidere cosa fare ("i don't caaare") ignorando le preferenze che lei aveva dato all'inizio ( tra un attimo non mi ricordo come mi chiamo, secondo te mi ricordo dove vuoi andare dopo che me l'hai detto una volta? ho l'aria di un tassista?). chiarita la questione rimane con noi. evviva. e ci tedia per una settimana con lunghe e pedanti tirate, tutte invariabilmente introdotte da "because in Quebeeeec...". io in quebec non ci sono mai stata, ma sono sicura che è un posto del cazzo. 
e quando non parlava si canticchiava la propria personale colonna sonora che per iscritto suona un po' come mh mh mmmmh. vabbè, per farla corta volevo ucciderla. la francese pure, ma meno. parentesi abitudini alimentari: Marie è una mangiatrice di pane in cassetta spalmato di burro e marmellata o di burro e tonno, a seconda del pasto. Marikakka invece va a bagels e burro di noccioline. entrambe azzannano a vista qualunque cosa abbia una parvenza di cioccolato. per non nominare noodles e pasta. io ho cercato di darmi un contegno, ma secondo me qualche chilo l'ho preso. la francese non beve, non fuma e non mangia formaggio. mi viene il dubbio che non sia francese. spesso se ne parte con frasi "quando ero giovane.." che completa con "fumavo-bevevo-mi vestivo da hippie -quant'altro di divertente o interessante". io la guardo e penso che ha 30 anni. forse significa che io sono ancora giovane, ma se un giorno dovessi dire una roba del genere uccidetemi. fa un insistente uso di perhaps invece che maybe e infila uno strafalcione dietro l'altro. e se non fa colazione appena sveglia sembra che muoia. probabilmente si trasforma in un gremlins. quanto meno accetta le mie prese in giro. 
io ovviamente sono perfetta.

Cap 4. Highlights. Sono arrivata alla fine di questi 10 giorni di viaggio che ero devastata fisicamente e psicologicamente, ma quanto meno qualcosa di figo l'abbiamo visto/fatto.
Non nell'ordine.
- la prima spiaggia bianchissima vuotissima levissima (woooooh!) 
- la regione dei laghi salati dopo port stephens. c'è una lingua di terra su cui puoi guidare, da una parte l'oceano e dall'altra il lago salato, passando su ponti lunghissimi che connettono pezzi vari. capita di vedere tramonti tipo questo 
- crowdy heads, dove ho raccattato un sacco di conchiglie ciccionissime e c'erano i pellicani
- crescent head, piena di surfisti carucci e con una spiaggia un po' diversa dal solito
- un doppio arcobaleno al faro di non so dove, forse sempre attorno a crescent head
- canguri che girano a caso e baia carina, ancora attorno a crescent head (tempo merdoso ma pace)
 
- la guidata sulla lakes way tra alberi altissimi e nemmeno una piazzola per fermarsi a fare una foto
- la salita al dorrigo national park, che pare di essere sulle alpi! io e il furganzo ci siamo divertiti un sacco! le passeggere un po' meno ma il Furganzo è equipaggiato di sacchettini anti vomito quindi tutto bene.
- la passeggiata nella foresta subtropicale del dorrigo national park tra liane, fichi strangolatori (uhu), e passaggio dietro alla cascata che ci ricorda tanto l'ultimo dei mohicani. 
- la passeggiata in una seconda foresta subtropicale ma a livello mare che non è la stessa cosa, e arrivo su una piattaforma di rocce sul mare con onde ciccionissime. ovviamente non mi ricordo dove.

- il koala hospital. dove? uhm.. port mcquaire? può darsi..?
- canguri da guardia
- Byron Bay e nimbim, che meritano un capitolo a parte.

Cap 5. Byron Bay e Nimbim. il 22 aprile approdiamo gloriosamente a Byron Bay, patria di surfisti e fricchettoni. Su suggerimento delle mie coinquiline ci parcheggiamo all'art factory (ostello indubbiamente stiloso), appena fuori, e con estrema nonchalanche entriamo a fare la doccia e a sfruttare una cucina vera. in seguito ne ho fatto un'arte, di andare a scrocco, ma la prima volta si ê sempre un po' preoccupati di essere riconosciuti o che altro. l'art factory è decisamente figo e byron bay assomiglia a un posto vero, nel senso che ha più di 5 negozi e per di più sono distribuiti su più di una via. lusso. i negozi contengono per lo più semichincaglieria made in thailand, in compenso ci sono un sacco di gelaterie! la spiaggia non ê particolarmente interessante, surfisti a parte ovviamente. la prima notte dormiamo fuori dall'art factory, che se da una parte ci garantisce di avere un bagno a disposizione, dall'altra garantisce pure gente ubriaca che fa casino fino a notte fonda a tremetri dal van e frotte di zanzare. siccome byron bay ci risulta troppo radical chic, il giorno dopo ci dirigiamo a nimbim, con la seria intenzione di vedere gli hippie veri e, personalmente, di comprare un biscotto alla marjiuana. quello che troviamo è definibile solo con l'aggettivo agghiacciante. il paesello è superturistico, pieno di negozi fintamente alternativi tutto made in thailand.. una fiera di senigallia ma molto costosa, per capirci, e in effetti pieno di turisti. la roccia sacra sotto cui è costruito è impressionante, ma causa carenza di aree di sosta non ho nemmeno una foto. pace. la parte migliore è la fauna locale: i veri hippie hanno attualmente 50/60 anni e sono degli zombie consumati da droghe di vario e svariato genere. le categorie principali sono due: vecchi/e rinsecchiti/e con la pelle che casca dalle ossa o al contrario pallidi e gonfi, stile annegato di giornata. accomunati da sguardo vacuo e scarsità dentistica. le nuove leve sono per lo più gonfie di alcool e, stando a una conversazione che mi pare di aver avuto con uno di loro, vedono fate e folletti nei boschi. probabilmente risultato di tequila e acidi alle 11 del mattino. agghiacciante, per l'appunto. i biscotti me li ha no pure offerti, ma glie li ho lasciati volentieri. 
comunque un giro per negozi ce lo siamo fatto, e dopo pranzo ci siamo dedicate alla ricerca di uno swim hole ( = buco scavato da una cascata in cui puoi fare il bagno) e di un campeggio per la notte. il tutto conclusosi con la scalata al nightcap national park su una strada che più di merda di così non si poteva, per trovare un rigagnolo spelacchiato e sdraiarci al sole. almeno abbiamo fatto il falò. circa. pare che in quebec la lagna prenda meglio. 
il giorno dopo siamo gloriosamente tornate a byron bay, lavatrice e pulizie del van. La francese si ferma li una notte e quindi la mollo in ostello. il programma è di ricominciare a viaggiare assieme dopo il long week end, da brisbane a cairns, magari facendo una settimana o due in farm per recuperare qualche soldo. la canadese mi tocca portarla fino a Brisbane. Birra al Buddha bar, cena e partenza per Brisbane. io non so come sia riuscita a guidare fino a li alle 9 di sera. la prospettiva di non vedere mai più Marikakka non ha prezzo, per tutto il resto c'è mastercard.

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